Pesca in fiume

I barbi delle acque italiane

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view post Posted on 4/11/2012, 22:25
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Dire quante specie di barbi popolino le acque italiane è impossibile, stante l'immissione nell'ultimo venti/trenta anni di individui appartenenti a ceppi europei non ben definiti che si sono poi ibridati con le popolazioni autoctone.
Và aggiunto che i pesci del genere barbus popolano le acque di tutti i continenti fin dall'oligocene ed hanno dato vita ad un numero tale di specie da generare più di un grattacapo agli ittiologi che sono tutt'altro che concordi nel definire quali e quante siano le specie che compongono il genere.

In compenso, se l'intento è quello di descrivere le specie autoctone delle nostre acque, si può agevolmente dire che sono tre le specie delle acque italiane: il Barbus plabejus volgarmente detto barbo italico o barbo padano, il Barbus meridionalis, comunemente conosciuto come barbo canino ed infine il Barbus tyberinus, ossia il barbo tiberino.
Vediamole in dettaglio:


Il Barbus plebejus nome volgare: barbo italico o barbo padano

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Descrizione - Il corpo è slanciato e robusto, fusiforme, con profilo ventrale meno arcuato del dorsale, moderatamente compresso nella regione caudale. La sezione del corpo è ovale quasi circolare. La testa è allungata a muso cuneiforme, allungato ed appuntito. L'occhio è piccolo. La bocca è infera, protrattile, la mascella superiore prominente circondata da spesse labbra. Sono presenti due paia di barbigli. Le squame sono piuttosto piccole. La linea laterale ha andamento orizzontale. La colorazione del dorso è bruno scuro o bruno verdastro. I fianchi sono giallastri o dello stesso colore del dorso. Il ventre è bianco o bianco giallastro. Le pinne possono essere grigio-verdastre, bruno-giallastre o bruno-verdastre, con sfumature aranciate durante la frega. Gli adulti raggiungono la lunghezza massima di 60 cm circa ed il peso di circa 4 kg.

Habitat - Il barbo italico è caratteristico del tratto medio-superiore dei fiumi planiziali. La specie è legata alle acque limpide, ossigenate, a corrente vivace e fondo ghiaioso e sabbioso. L'habitat di questa specie è talmente tipico da essere comunemente indicato come "zona del barbo". La specie ha una discreta flessibilità di adattamento. Nei fiumi più grandi può spingersi notevolmente a monte, fino a sconfinare nella zona dei Salmonidi, spesso occupa gran parte della zona del temolo. A valle si rinviene anche in acque moderatamente torbide purché ben ossigenate. Nei laghi è abbondate fino a circa 600 m di quota.

Distribuzione - In Italia la specie è autoctona. Barbus plebejus è endemico del distretto Padano-Veneto. Nel dopoguerra è stato introdotto, con acclimatazione, in acque dolci dell'Italia centrale

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Alimentazione e abitudini - il barbo italico è specie gregaria, specialmente in giovane età, gli adulti di età superiore ai 5-6 anni possono sviluppare la tendenza a vivere isolati. Localmente può dividere l'habitat con altre specie ittiche, tra cui in particolare l'alborella, la savetta, il vairone, la sanguinerola, il cobite ed i ghiozzi. Si nutre in prevalenza di invertebrati bentonici che ricerca grufolando in continuazione sul fondo, sollevandone il materiale coi robusto muso appuntito , occasionalmente può cibarsi anche di vertebrati morti. Tra gli insetti risultano predati prevalentemente tricotteri, plecotteri ed efemerotteri.

Riproduzione - Il barbo italico raggiunge la maturità a 3-4 anni. La frega si svolge a seconda delle condizioni climatiche delle zone geografiche in cui la specie vive, generalmente seconda metà di aprile ai primi giorni di luglio. La risalita a scopo riproduttivo avviene in grandi sciami. Dopo aver formato branchi, risalgono la corrente in cerca di fondali ghiaiosi o pietrosi dove ha luogo la deposizione. Le femmine depongono da 8.000 a 25.000 uova. Le uova sono giallastre ed adesive, dal diametro di 2,5-3 mm. A 16 °C la schiusa avviene in circa 8 giorni. Circa 10-20 giorni dopo la nascita le giovani larve iniziano a condurre vita libera muovendosi nella colonna d'acqua e formando spesso sciami misti con altri avannotti di ciprinidi reofili. Dopo pochi mesi i giovani barbi iniziano a condurre vita prevalentemente bentonica.

Il Barbus caninus nome volgare: barbo canino

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Descrizione - Il corpo è fusiforme, robusto, con il profilo dorsale arcuato e quello ventrale quasi rettilineo. Il capo è allungato, con muso conico, appuntito. L'occhio è. La bocca è grande, protrattile ed è munita di due paia di barbigli. Le labbra sono spesse, il labbro inferiore è coperto di papille, trilobato, con il lobo mediano maggiormente sviluppato e separato dal mento da una profonda incisura. La mascella superiore è prominente. Il corpo è coperto di grandi squame. La linea laterale ha un andamento quasi orizzontale. La pinna dorsale ha base corta, con l'ultimo raggio indiviso flessibile ed a margine posteriore liscio. L'apice della pinna anale raggiunge od oltrepassa all'indietro il punto d'inserzione della pinna caudale. La pinna caudale, biloba, mostra un margine con incisura molto marcata. Le pinne ventrali sono inserite a livello della corrispondenza con la base della dorsale. La colorazione di fondo del dorso e dei fianchi è grigio-sabbia, con numerose macchie grigio-brune di media dimensione irregolarmente distribuite e spesso tra loro confluenti a formare ampie macchie scure. La pinna dorsale è grigia, le altre pinne hanno sfumature giallo-aranciate o brunastre. Su tutte le pinne sono presenti macchie nere, ovali e allungate, di piccole e medie dimensioni. I barbigli sono di color bruno o rossastro. Il peritoneo è nero. Il colore dell'iride è giallo. Lunghezza massima 40 cm; non supera però in genere i 20-22 cm, con un peso corrispondente di circa 200 g.

Habitat - Il barbo canino popola zone di fiume più a monte rispetto al barbo comune ed è più frequente nei corpi d'acqua di minore portata. La specie è tipica del tratto pedemontano o collinare, in particolare tra 100 e 300 m sul livello del mare. Vive in acque dal corso veloce, preferibilmente limpide e ben ossigenate, con temperatura compresa tra 16 e 20 °C, dal fondo sabbioso, sassoso o ghiaioso con pietre e massi, al di sotto dei quali suole rifugiarsi. B. caninus non sopravvive a temperature superiori ai 24 °C.

Distribuzione - Acque dolci dell'Italia settentrionale e centrale. In Italia la specie è autoctona. Il barbo canino è originario del distretto Padano-Veneto, ma è stato introdotto in molti fiumi dell'Italia Centrale

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Alimentazione e abitudini - Come nel caso del barbo comune, anche il barbo canino è strettamente gregario e vive in grossi branchi. Questo barbo tende a localizzarsi in tratti relativamente limitati, tanto che spesso la sua distribuzione appare frammentata. Condivide di regola il proprio habitat con le trote, la sanguinerola, il vairone e lo scazzone. Nei corsi d'acqua di maggiori dimensioni può talora essere associato al barbo comune. Questo ciprinide trascorre l'inverno in uno stato di ridotta latenza, in piccoli gruppi che si raccolgono tra gli anfratti delle rive o sotto pietre del fondo. Buon nuotatore, si muove sempre sul fondo dove ricerca il proprio cibo. Il regime alimentare del barbo canino, rispetto a quello del barbo italico, è più orientato su di una dieta a base di invertebrati, non avendo la tendenza a nutrirsi di detriti vegetali per le caratteristiche tipiche del proprio habitat. La dieta è quindi prettamente carnivora e comprende larve d’insetti acquatici, crostacei e anellidi. Particolarmente predate sono le larve di efemerotteri e di ditteri (chironomidi, simulidi ed altri).

Riproduzione - La maturità sessuale viene raggiunta a un anno di vita dai maschi e a 2 anni dalle femmine. La frega si svolge tra la seconda metà di maggio e la prima metà di luglio. La fecondità delle femmine varia tra le 1600 e le 5700 a seconda dell’età e delle dimensioni. Le uova sono deposte in acque basse, tra i ciottoli del fondo. I branchi in frega attuano migrazioni verso monte, per raggiungere i quartieri di riproduzione situati su fondali ghiaiosi, sabbiosi o sassosi, poco profondi, ove vengono deposte le uova. Il barbo canino è una specie a riproduzione multipla. Le uova nelle ovaie delle femmine in età riproduttiva sono in stati diversi di sviluppo, generalmente da due a quattro, per questo la frega può avvenire a più riprese. La strategia di multiple deposizioni deve essere interpretata come un adattamento alla variabilità del regime idrico dei bacini in cui la specie è diffusa.

Il Barbus tyberinus nome volgare: barbo tiberino

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Descrizione - Per lungo tempo considerato sottospecie del barbo padano, in base a recenti studi di genetica B. tyberinus ha ricevuto il rango di specie valida. Rispetto al barbo italico, il barbo tiberino si distingue per il numero e la densità dei dentelli presenti sull'ultimo raggio indiviso della pinna dorsale. Questo raggio è debolmente ossificato e finemente dentellato, la denticolazione tende a diventare indistinta col crescere dell'età dell'esemplare. La colorazione risulta molto varia a seconda delle popolazioni e dell'ambiente. Il dorso è di color giallo brunastro con riflessi verde oliva, con marezzatura scura formata da gruppi irregolari di macchie, sui fianchi appare progressivamente più chiara, fino a raggiungere il ventre bianco o giallastro. La testa è dorsalmente scura, con marezzatura presente sulla parte dorsale, inferiormente è biancastra o dorata, con i barbigli grigi, giallastri, talvolta con sfumature rossastre od arancio. La pinna anale e le pinne pari sono solitamente giallastre, ma possono assumere sfumature rossastre od aranciate. Il peritoneo è argenteo o grigiastro con melanofori dispersi sulla superficie. Negli immaturi il corpo appare fittamente punteggiato di nero. Negli adulti di maggiore taglia la marezzatura nera, che ha una disposizione simile a quella presente in B. meridionalis, permane soltanto negli individui che vivono permanentemente nei piccoli torrenti caratterizzati da forte corrente.

Distribuzione - Specie endemica del distretto Arno –tiberino, introdotta in alcuni corsi d’acqua liguri e della Basilicata.

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Habitat e abitudini - Specie gregaria e bentonica, diffusa principalmente nelle acque correnti e ben ossigenate dei fiumi e torrenti appenninici dell'Italia centro meridionale. Preferisce substrati ghiaiosi e sabbiosi, in corsi d'acqua a bassa profondità. La specie non ama le acque ferme, soltanto in rari casi si incontra nei laghi. Sembra che le temperature estive ottimali siano comprese tra i 10 ed i 22 C°. In inverno questi pesci si rifugiano in gruppi nelle profonde cavità presenti fra i massi del substrato.

Alimentazione - Si ciba principalmente di micro e macroinvertebrati di fondo: larve di ditteri (Tipula), plecotteri, efemerotteri, tricotteri e crostacei. Talvolta preda anche piccoli pesci e divora carcasse di animali.

Riproduzione - La frega avviene da aprile a giugno, quando la temperatura ha raggiunto la temperatura ottimale, compresa tra i 16 ed i 17 C°. Gli esemplari in frega compiono piccole migrazioni per raggiungere zone a corrente veloce e buona ossigenazione. Le uova sono adesive ed aderiscono al substrato. La frega avviene di preferenza su pietre o ghiaie esposte al flusso della corrente, generalmente avviene di notte. Le larve schiudono dopo un periodo compreso tra gli 8 ed i 15 giorni dalla loro fecondazione.

Scheda tratta dal sito ittiofauna.org
Foto dalla rete

Edited by scuba - 5/11/2012, 23:16
 
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